Un giorno di metà Seicento, l’uomo politico e scrittore inglese Samuel Pepys si ferma dal proprio libraio di fiducia. La sua attenzione è subito attratta da un volume assai inconsueto per l’epoca, “così bello che lo ordinai all’istante […] un volume davvero eccellente, di cui vado fiero […] il libro più ingegnoso che io abbia mai letto in vita mia”. Quel libro è Micrographia di Robert Hooke, curatore degli esperimenti della neonata Royal Society.
Sessanta immagini quasi tutte frutto di osservazioni al microscopio, in gran parte basate sulle immagini ingrandite di esseri viventi o di loro parti, come un pidocchio, una pulce, la testa di una mosca o il pungiglione di un’ape. La novità delle osservazioni e la straordinaria qualità dei disegni – che ad uno primo sguardo è facile scambiare addirittura per fotografie e in cui Hooke mette a frutto il suo apprendistato in una bottega d’arte – rendono Micrographia un best-seller immediato, accolto con favore sia dai colleghi che dal più vasto pubblico colto.
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