Nuovo appuntamento con l’Osservatorio Scienza e Società, un’iniziativa di Observa – Science in Society in collaborazione con Tuttoscienzetecnologia de La Stampa, Quark e Superquark.
Fra Darwin e creazionismo si afferma la posizione del disegno intelligente vista dagli Italiani come una sorta di “compromesso”. Gli Italiani più evoluzionisti degli Statunitensi.
Siamo un Paese laico oppure viviamo immersi in una cultura profondamente condizionata dalla religione, in particolare da quella cattolica? E, di conseguenza, il nostro contesto sociale guarda con favore alla cultura scientifica oppure prevale un atteggiamento di rifiuto nei suoi confronti?
Si tratta di interrogativi che continuano ad emergere in numerose occasioni di dibattito pubblico, dal referendum sulla fecondazione assistita ai Pacs, dal testamento biologico al riordino dell’ordinamento scolastico.
Proprio all’interno della discussione sulla revisione dei programmi d’insegnamento si è avviato il confronto fra la prospettiva darwiniana, quella del creazionismo e quella del cosiddetto “disegno intelligente”.
Se guardiamo a come si sono suddivise le persone interpellate rispetto a queste tre opzioni risulta difficile rappresentare l’Italia come un paese vittima di rigurgiti antiscientifici. Da un lato si potrebbe infatti osservare che l’evoluzionismo trova sostegno solo nel 31% della popolazione, ma dall’altro il creazionismo raccoglie appena il 17%. Questo dato viene ulteriormente rafforzato dal confronto con la situazione statunitense. Da una rilevazione condotta nel Settembre dello scorso anno da Gallup per conto della CNN apprendiamo per esempio che ben il 53% della popolazione statunitense ritiene che “Dio ha creato gli esseri umani nella loro forma attuale, così come descritto dalla Bibbia”, mentre solo il 12% condivide la prospettiva evoluzionistica.
Inoltre l’ipotesi del “disegno intelligente” – nella quale si riconoscono quasi quattro Italiani su dieci – non sembra si possa ricondurre a posizioni antiscientifiche, quanto meno dal punto di vista dei non addetti ai lavori. Anche alla luce delle risposte fornite alle successive domande si tratta infatti di un atteggiamento più facilmente riconducibile ad una sorta di mediazione pragmatica che, mentre da credito alla teoria darwiniana, si riserva comunque la possibilità di un riferimento trascendente senza per questo entrare in conflitto con la scienza. Senza dubbio la convinzione per cui il processo evolutivo, lungo e laborioso, attraverso il quale avrebbe preso forma l’uomo sarebbe stato in qualche modo guidato da un progetto divino non è compatibile con la visione scientifica ortodossa, ma non per questo deve essere necessariamente interpretata come aperto rifiuto dell’evoluzionismo. Il ruolo divino sembra confinato in una funzione marginale: predisporre le condizioni affinché il corso degli eventi possa gradualmente condurre all’uomo. E’ un Dio lontano, così lontano dalla vicende terrene da non diventare incompatibile, nell’opinione di molti, con la loro spiegazione scientifica.
Infine, dobbiamo considerare che l’evoluzionismo si afferma soprattutto fra i giovani e fra le persone più istruite, esattamente il contrario di quanto accade con il creazionismo; insomma, l’evoluzionismo, anche nella forma attenuata del “disegno intelligente”, appartiene al futuro, mentre il creazionismo si radica nel passato.
Da non trascurare poi quel 14% di non risposte, fra i quali troviamo soprattutto le persone più anziane in evidente difficoltà rispetto alla questione e forse proprio per questo più inclini a ripiegare su posizioni più conservatrici.
Quando l’attenzione si sposta su come affrontare in ambito scolastico la questione dell’origine dell’uomo la prospettiva del “disegno intelligente” raccoglie consensi ancora più estesi. Se, infatti, il 65% degli intervistati è del parere che si debba riconoscere spazio tanto alla teoria dell’evoluzione quanto alla visione cristiana della creazione, l’ipotesi di una convergenza su una posizione di compromesso fra scienza e religione sembra avvalorarsi ulteriormente. D’altro canto solo un Italiano su dieci si dichiara favorevole all’imposizione del creazionismo, esattamente come accade sul fronte opposto.
Di nuovo, i più giovani e istruiti sono maggiormente propensi a scegliere la prima possibilità di risposta, mentre le persone più anziane e meno istruite si orientano più verso la seconda. L’ipotesi di mediazione – sia la teoria dell’evoluzione sia la visione cristiana della creazione – si distribuisce in modo abbastanza omogeneo fra le classi d’età e i diversi livelli d’istruzione, ad eccezione dei più anziani e dei meno istruiti.
Di particolare interesse risultano poi le motivazioni che stanno dietro alle valutazioni appena descritte.
Se concentriamo l’attenzione su quella parte del campione che vorrebbe lasciare spazio solo alla teoria evoluzionistica, possiamo per esempio osservare che la grande maggioranza pone una questione di legittimità riconoscendo competenza di giudizio alla scienza piuttosto che alla religione (36%) oppure escludendo la visione cristiana in quanto non scientificamente provata (36%).
Di converso, il principale motivo per dare spazio alla sola visione cristiana dipende soprattutto dall’incapacità della scienza di fornire risposte a interrogativi esistenziali, più che configurarsi come opposizione alla scienza tout court.
Lo stesso vale per circa un terzo fra coloro che ritengono sarebbe opportuno proporre tanto la teoria evoluzionista quanto l’interpretazione cristiana della creazione. In questo caso, tuttavia, la maggioranza si richiama soprattutto ad una sorta di “principio di pluralismo educativo” che sembra in linea con l’idea di una possibile coesistenza, nonostante solo l’8% si riconosca apertamente in questa prospettiva. E’ chiaro tuttavia che si tratta di ambiti diversi: la visione cristiana non entra in competizione con la teoria dell’evoluzionismo perché si colloca al di fuori dei criteri di valutazione scientifica e dunque non viene interpretata come un’effettiva concorrente.
L’articolo è stato pubblicato l’8 febbraio 2006 sull’inserto Tuttoscienzetecnologia del quotidiano La Stampa.
La rilevazione è stata condotta tramite interviste telefoniche con metodo CATI su un campione di 1410 casi, stratificato per genere, età e ripartizione geografica, rappresentativo della popolazione italiana con età uguale o superiore ai 15 anni.
E tu cosa ne pensi? Siamo un Paese laico oppure viviamo immersi in una cultura profondamente condizionata dalla religione, in particolare da quella cattolica? E come ti poni nei confronti della teoria evoluzionistica? Esprimi la tua opinione o commenta i risultati emersi dall’Osservatorio, sul nuovo Forum Scienza e Società on-line