BIOTECH: PER 70% ITALIANI SE NE PARLA POCO
AGI, lunedì 14 marzo 2005
Il 70% degli italiani ritiene che si parli ancora poco di biotecnologie e della loro applicazione.E’ il Ministero della salute, per il 42% il referente piu’ accreditato per avere corrette informazioni, seguito dal Cnbb, il comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri e infine le regioni e i comuni (16%). Sono alcuni dati di un rapporto conclusivo sulle biotecnologie e opinione pubblica in Italia 2004, realizzato da Observa-science in society e presentato a Palazzo Chigi alla presenza del sottosegretario Gianni Letta per annunciare Bionova, la quarta edizione del salone delle biotecnologie e della bioingegneria in programma a Padova dal 20 al 22 aprile prossimi dove si svolgera’, tra l’altro, una giornata di studio organizzata da Farmidustria e Assobiotec.
L’Italia e’ sesta tra i paesi europei per numero di farmaci biotech in sviluppo, con 18 biomolecole in sviluppo. Secondo la ricerca, il 92% degli italiani ritiene che le ricerche nel settore della salute devono continuare, soprattutto sulle cellule staminali, sulla diagnosi precoce di malattie genetiche (60%) contro soltanto il 17% che ritiene prioritaria la ricerca nel settore agroalimentari. E, proprio su questo campo – secondo il monitoraggio – il 15% degli italiani ritiene che gli ogm (organismi geneticamente modificati) sono percepiti come meno pericolosi rispetto all’inquinamento (48%) o all’elettrosmog (27%).
“Le biotecnologie sono molto appetibili per le piccole e medie imprese. Ma non si capisce perche’ le medio-piccole imprese italiane non hanno partecipato al sesto programma quadro europeo per i finanziamenti”, ha sottolineato il prof. Leonardo Santi, presidente del Comitato Nazionale per le Biotecnologie ricordando che Bionova e’ un’iniziativa coraggiosa. “Parleremo anche di biotecnologie bianche, cioe’ quelle alternative al petrolio, grazie a biocombustibili”, ha concluso Santi sottolineando che i 25 Stati Membri dell’Unione Europea si riuniranno presto per discutere il programma annuale che la Commissione Europea elabora per verificare lo stato dell’arte delle biotecnologie nel vecchio Continente.
Dalla ricerca e’ emerso che 4 italiani su 10 hanno sentito parlare di biotecnologie in tv, un terzo dai tg nazionali, un quarto da programmi sulla scienza. Inoltre il 35% degli italiani preferirebbe avere informazioni a casa attraverso un opuscolo, il 20% attraverso incontri mirati.
Gli italiani mettono, poi, al terzo posto le biotecnologie per quanto riguarda gli investimenti, precedute dagli investimenti per i mutamenti climatici e dalle energie alternative. Inoltre il 58,2% degli italiani ritene che si debba investire di piu’ in biotech sulla predisposizione genetica a certe malattie, quasi alla pari (60%) di chi ritene che la ricerca debba svilupparsi sulle cellule staminali di embrioni umani per nuove terapie mediche. Complessivamente il 92% degli italiani ritiene opportuno proseguire le ricerche sulle biotecnologie in campo medico.
RICERCA: PER 68% ITALIANI MORALMENTE ACCETTABILE USO STAMINALI EMBRIONALI
Adnkronos Salute, 14 marzo 2005
Per il 68% degli italiani e’ moralmente accettabile l’utilizzo delle cellule staminali di embrioni umani per la ricerca, per esempio per curare malattie come Parkinson o Alzheimer. Una percentuale che sale al 76% quando viene chiesto se si ritenga utile l’utilizzo di embrioni per la ricerca di nuove terapie. Al contrario un 42% considera rischioso il loro impiego. Questi sono alcuni dei risultati del rapporto 2004 su Biotecnologie e opinione pubblica in Italia, realizzato da Observa e presentato oggi a Palazzo Chigi per il lancio di Bionova, il Salone internazionale delle biotecnologie e della bioingegneria che si terra’a Padova dal 20 al 22 aprile.
Sempre secondo il documento, il 60% del campione costituito da 1.000 italiani maggiorenni vorrebbe che le biotecnologie investissero innanzi tutto nel ”campo delle ricerche sulle cellule staminali di embrioni umani per sviluppare nuove terapie mediche”. Un risultato ”sicuramente chiaro. Che pero’ andrebbe meglio analizzato perche’ nella domanda non e’ stata fatta distinzione tra uso di embrioni umani congelati, frutto delle tecniche di fecondazione artificiale, ed embrioni umani creati appositamente per la ricerca come si fa, per esempio, in Gran Bretagna”, commenta Leonardo Santi, presidente del Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie(Cnbb). ”Credo infatti che nel caso di embrioni congelati sia molto piu’ chiara ed evidente la posizione dell’opinione pubblica, rispetto a quanto ci si possa aspettare di fronte alle ipotesi di creazione dal nulla di embrioni per la ricerca”.
Sui temi ‘caldi’ dell’uso delle cellule staminali embrionali umane si concentrano anche le attenzioni di quanti hanno proposto i referendum parzialmente abrogativi della legge sulla fecondazione artificiale. Il rapporto redatto da Observa sottolinea, infatti, che nonostante le posizioni degli italiani, in alcuni casi anche nette, in realta’ ancora molto c’e’ da fare prima di arrivare a una buona conoscenza e consapevolezza su questi temi. C’e’ allora abbastanza tempo per informare adeguatamente gli italiani prima del voto per i quesiti referendari?
”Se ci sara’ corretta informazioni agli italiani sui temi dei quattro referendum per l’abrogazione parziale della legge sulla fecondazione artificiale – riprende Santi – dipendera’ dall’impegno che si vorra’ mettere. Non sempre infatti, avere tanto tempo a disposizione e’ producente, perche’ si corre il rischio di diluire le informazioni. Mentre a volte puo’ essere producente concentrare il messaggio”, conclude.
BIOTECH: AUMENTA RICHIESTA INFORMAZIONE DAI CITTADINI
ANSA – lunedì 14 marzo 2005
Gli italiani vogliono saperne di piu’ sulle biotecnologie, magari con l’aiuto di un opuscolo simile a quello sui farmaci preparato dal ministero della Salute. Non le temono troppo (giudicano molto piu’ pericoloso l’inquinamento) e arrivano a considerare moralmente accettabile l’uso di cellule staminali embrionali, ma sono consapevoli che temi cosi’ delicati dovrebbero avere molto piu’ spazio da parte di giornali e tv.
A questa domanda di informazione, emersa dall’indagine promossa dal centro di ricerche Observa in collaborazione con il Comitato nazionale per le Biotecnologie e la Biosicurezza della Presidenza del Consiglio, lo stesso Comitato risponde aprendo al pubblico la biblioteca Chigiana. Il progetto, annunciato oggi a Roma in una conferenza stampa, sara’ presentato in dettaglio nella rassegna Bionova, il salone Italiano delle Biotecnologie e della Bioingegneria organizzato da Padovafiere e in programma a Padova dal 20 al 22 aprile.
La biblioteca Chigiana aprira’ quindi le porte a cittadini e mezzi di comunicazione per diventare il fulcro del dibattito sulle biotecnologie. Sara’ possibile consultare il materiale informatico, verificare l’iter legislativo, organizzare incontri con i parlamentari.
L’informazione e’ particolarmente importante in un settore ”sconfinato” come quello delle biotecnologie, ha rilevato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. E’ importante, ha aggiunto, ”coinvolgere l’opinione pubblica senza pregiudizi, in modo che ognuno possa formarsi un proprio convincimento sulla base di osservazioni oggettive e non interessate”.
Secondo il presidente del Comitato Nazionale per le Biotecnologie e la Biosicurezza, Leonardo Santi, informare e’ importante perche’ ”l’Italia non puo’ restare indietro in un settore, come quello delle biotecnologie, considerato uno dei cardini dello sviluppo economico europeo”, cosi’ come e’ importante ”offrire maggiori incentivi per la ricerca e le imprese attive in questo campo”. Per il presidente di Padovafiere, Ferruccio Macola, una delle sfide piu’ importanti e’ riuscire a far aumentare le aziende italiane impegnare nel biotech, oggi solo 83: una piccolissima parte, ha osservato, rispetto alle 850.000 piccole e medie aziende attive solo nel Nord Italia.
Per il momento, pero’, la grande domanda di informazione viene soprattutto dai cittadini. Dall’indagine e’ emerso infatti che il 70,1% degli intervistati ritiene che gli organi di informazione dovrebbero parlare di piu’ di biotecnologie e che oltre il 50% vorrebbe essere informato da una fonte diversa da tv e quotidiani: il 35% vorrebbe ricevere un opuscolo a casa e il 20% vorrebbe essere informato da ricercatori ed esperti.
La proposta dell’opuscolo lanciata dagli stessi intervistati ha trovato l’interesse di Gianni Letta (”e’ una proposta sulla quale converra’ riflettere”, ha detto) ed e’ piaciuta a Piero Angela, che oggi e’ intervenuto nella conferenza stampa. ”L’opuscolo – ha osservato – e’ il mezzo piu’ opportuno per avvicinare il pubblico ad argomenti complessi”. E informare e’ particolarmente importante, ha aggiunto, ”in un campo importantissimo del futuro, nel quale si deve essere presenti nella ricerca, per avere conoscenze e persone per essere competitivi”.
L’INQUINAMENTO SPAVENTA PIU’ DEGLI OGM
Il Gazzettino di Padova – Martedì, 15 Marzo 2005
L’inquinamento, sia quello prodotto dal traffico sia quello elettromagnetico, spaventa gli italiani molto più degli organismi geneticamente modificati (ogm). È quanto emerge dai dati resi noti ieri a Roma in occasione della presentazione della rassegna di biotecnologie Bionova, in programma a Padova dal 20 al 22 aprile. Dall’indagine, condotta del centro ricerche Observa in collaborazione con il Comitato Nazionale per le Biotecnologie e la Biosicurezza della Presidenza del Consiglio, risulta che i cibi geneticamente modificati sono considerati pericolosi dal 14% degli intervistati, mentre il pericolo numero uno è l’inquinamento prodotto dal traffico, che spaventa ben il 48%. Spaventa anche l’elettrosmog, considerato pericoloso dal 27%. A far percepire come pericolosi gli ogm è, secondo l’indagine, l’elevata percezione del rischio legata alla modificazione genetica di piante e animali. Tra coloro che considerano pericolosi gli ogm, per esempio, il 66% considera rischioso rendere frutta e verdura più resistenti agli attacchi dei parassiti modificandone i geni. Il 63% considera rischioso introdurre geni umani negli animali per produrre organi da trapiantare. Ricorrere alla clonazione per permettere a donne sterili di avere figlio è un rischio per il 74%, mentre meno della metà degli intervistati (42%) considera rischioso utilizzare cellule di embrioni umani umani nel tentativo di curare malattie come Alzheimer e Parkinson. E’ allo studio anche un opuscolo che spieghi agli italiani cosa sono le biotecnologie, a cosa servono, se sono pericolose e i loro campi di applicazione, sul modello di quello sui farmaci. E’ una soluzione cui «il Governo – ha annunciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta – sta pensando per fare chiarezza in una materia su cui gli italiani ancora sanno poco».
Biotecnologie a Palazzo Chigi
L’Adige – Martedì 15 Marzo 2005
Presentata l’indagine del gruppo di cui fa parte anche Massimiano Bucchi
P.Mi. Rigidi quando si parla di applicazione delle biotecnologie all’industria agroalimentare, più morbidi quando la biotecnologie sono applicate alla medicina. Così la pensano gli italiani. Lo dice un’indagine demoscopica condotta dal gruppo di lavoro di cui fa parte anche Massimiano Bucchi, docente di sociologia della scienza all’Università di Trento. Ieri i risultati della ricerca su biotecnologie e opinione pubblica in Italia – realizzata in collaborazione con il Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie e l’associazione Observa – Science in Society – sono stati presentati a Palazzo Chigi, alla presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, con interventi del presidente del Cnbb Leonardo Santi e Piero Angela. Il 70% degli italiani ritienche che si parli troppo poco di biotecnologie e vorrebbe un’informazione più adeguata a livello delle proprie competenze (il 47% considera la propria preparazione scolastica inadeguata).
Lo smog spaventa più degli Ogm ma sull’ambiente siamo disinformati
La Sicilia – Martedì 15 Marzo 2005
Biotech, gli italiani vogliono più notizie
Roma. L’inquinamento, sia quello prodotto dal traffico sia quello elettromagnetico, spaventa gli italiani molto più degli organismi geneticamente modificati (Ogm). E’ quanto emerge dai dati resi noti ieri alla presentazione della rassegna di biotecnologie Bionova, a Padova dal 20 aprile. Dall’indagine, condotta dal centro ricerche Observa in collaborazione con il Comitato Nazionale per le Biotecnologie e la Biosicurezza della Presidenza del Consiglio, risulta che i cibi geneticamente modificati sono considerati pericolosi dal 14% degli intervistati, mentre il pericolo numero uno è l’inquinamento prodotto dal traffico, che spaventa ben il 48%; il 27% teme invece l’elettrosmog.
Tra coloro che considerano pericolosi gli Ogm, il 66% considera rischioso rendere frutta e verdura più resistenti agli attacchi dei parassiti modificandone i geni, ma meno della metà degli intervistati (42%) considera rischioso utilizzare cellule di embrioni umani umani nel tentativo di curare malattie come Alzheimer e Parkinson. Dall’indagine è emerso anche che gli italiani vogliono saperne di più sulle biotecnologie, magari con l’aiuto di un opuscolo simile a quello sui farmaci preparato dal ministero della Salute, e credono che temi così delicati dovrebbero avere più spazio su giornali e tv. E l’opuscolo «è una proposta sulla quale converrà riflettere», ha detto il sottosegretario Letta.
Ma gli italiani sono bocciati anche in informazione ambientale, come risulta da un sondaggio realizzato dall’Ispo per il ministero dell’Ambiente. Più di un italiano su due (52%) sa poco o nulla contro un 40% abbastanza informato. Solo il 3% risulta molto dentro la notizia. Tutti sono pessimisti: l’80% crede che la situazione ambientale sia molto o abbastanza critica. Smog, nucleare e rifiuti le maggiori preoccupazioni. «La sensibilità degli italiani sull’ambiente cresce e con essa deve crescere una comunicazione chiara e accessibile», ha detto il ministro Matteoli. Poi, riferendosi a Veronesi: «Il realismo della scienza ci deve preoccupare ma anche far riflettere su sbilanciamenti troppo drastici». Per Matteoli le informazioni che arrivano ai cittadini spesso «sono false o basate su dati fortemente inesatti».
Aumenta la sfiducia nei confronti dei cibi transgenici
Mondo Agricolo Veneto, Martedì 15 Marzo 2005
Due italiani su tre (il 68% contro il 49% del 2001) ritengono che la modificazione genetica di frutta e verdura sia rischiosa, mentre più della metà degli intervistati la giudica inutile (62%). Tuttavia la maggioranza degli italiani si dichiara favorevole al proseguimento delle ricerche nell’ambito delle biotecnologie agroalimentari. Questi ed altri dati sul rapporto tra cittadini e biotecnologie sono contenuti nella terza edizione della ricerca su Biotecnologie e opinione pubblica in Italia, frutto della collaborazione tra il Centro Ricerche Observa – Science in Society e la Fondazione Giannino Bassetti e condotta sotto la supervisione di scientifica di Federico Neresini (Università di Padova), Massimiano Bucchi (Università di Trento) e Giuseppe Pellegrini (Università di Padova).
Biotecnologie, un bel mistero
Avvenire – Giovedì 17 Marzo 2005
Dall’indagine Biotecnologie e opinione pubblica in Italia-2004 realizzata da Observa emerge che il 75% degli intervistati ritiene utile usare cellule di embrioni umani nel tentativo di curare malattie come l’Alzheimer ma il 42,1% lo considera molto rischioso. Strana contraddizione. Il 68% comunque ritiene «moralmente accettabile utilizzare le cellule di embrioni». È questa la notizia ripresa dal Sole 24 ore col titolo : «Gli italiani dicono sì alle staminali». Si sono dimenticati di specificare che gli italiani a cui si riferiscono (il 52,4% dei rispondenti al sondaggio) hanno detto che «non hanno chiaro che cosa siano le biotecnologie in campo medico» e che un terzo del campione riesce a fornire, al massimo, una risposta esatta su 5 e l’11% neppure una. Articolo completo
Il 68% degli Italiani: giusto curare con cellule di embrioni umani
L’Unità, 15 marzo 2005
Roma – Per il 68% degli italiani utilizzare cellule di embrioni umani per curare malattia come Alzheimer o Parkinson è moralmente accettabile e sale addirittura al 76% la percentuale di coloro che considerano utile che la ricerca prenda questa strada. E’ quanto emerge dall’indagine su Biotecnologie e opinione pubblica in Italia, i cui risultati sono stati resi noti ieri a Roma, a Palazzo Chigi, nella presentazione della rassegna di biotecnologie Bionova, in programma a Padova dal 2 al 22 aprile. L’indagine, condotta dalla società Observa in collaborazione con il Comitato nazionale per le biotecnologie presso la Presidenza del Consiglio, si basa su un campione di oltre 950 persone di oltre 18 anni. Secondo il presidente del Comitato, Leonardo Santi, quello che emerge dallo studio è un dato molto interessante, tuttavia non emerge se il parere favorevole all’uso delle cellule staminali embrionali espresso dalla netta maggioranza degli intervistati si riferisca alle cellule già disponibili, ossia a quelle che derivano dagli embrioni in sovrannumero ottenuti in passato negli interventi di fecondazione artificiale, ora congelati e “abbandonati” dalle coppie che li hanno generati, oppure se il giudizio si riferisca ad embrioni umani prodotti in laboratorio a scopo di ricerca. Conferme del grande interesse che suscitano questi argomenti arrivano da un’altra indagine. Clonazione e cellule staminali, secondo una ricerca del Ceris, sono gli argomenti che sembrano più interessare i giovani delle scuole superiori, soprattutto le ragazze, mentre i coetanei di sesso maschile sono più incuriositi da energie e consumi.
Embrionali, gli italiani dicono sì
Il Sole 24 Ore, Martedì 15 Marzo 2005
Il 68%dei cittadini è favorevole alla ricerca sulle cellule staminali “bambine”.
Il Nobel Dulbecco: spetta all’etica e non alla scienza stabilire se la sperimentazione è opportuna.
Sulle biotecnologie c’è ancora grande confusione
Il Sole 24 Ore, Martedì 15 Marzo 2005
Un intervistato su tre crede che i pomodori non contengano geni.
Gli articoli sopra citati sono disponibili qui in formato pdf.
Ogm: italiani favorevoli
Il Corriere Agricolo – Mercoledì 16 Marzo 2005
Indagine “Biotecnologie e opinione pubblica in Italia” rileva che il 59% è per lo sviluppo della ricerca. L’opinione pubblica apre alle agrobiotecnologie
Il 59% degli italiani si è dichiarato favorevole al proseguimento della ricerca nel campo delle biotecnologie applicate all’agricoltura. Questo uno dei risultati più sorprendenti dell’autorevole sondaggio promosso da Observa-Science in Society e TuttoScienze – La Stampa. Emerge inoltre che il 41% degli intervistati consideri gli ogm utili. Questi dati quindi ribaltano quanto fino ad oggi affermato da più parti, e cioè che l’opinione pubblica italiana fosse compatta nel rifiutare qualunque applicazione delle agrobiotecnologie. I dati pubblicati fanno parte di una più ampia indagine realizzata in collaborazione con il Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie intitolata Biotecnologie e opinione pubblica in Italia, che sarà presentata a Roma il prossimo 14 marzo.
Desta preoccupazione quanto emerge in relazione alla percezione che gli italiani hanno della comunità scientifica: il 74,1% la considera infatti divisa sull’argomento. Questa distorta percezione contrasta con le forti prese di posizione che la comunità scientifica italiana ha preso nel corso degli anni in difesa delle agrobiotecnologie. Basti pensare al Consensus Document “Sicurezza alimentare e Ogm”, sottoscritto da 18 prestigiose società scientifiche italiane in rappresentanza di oltre 10.000 ricercatori e presentato a Milano lo scorso 3 novembre, nel quale si afferma che “gli OGM oggi in commercio, avendo con successo superato tutte le analisi e l’iter necessario all’autorizzazione, sono da ritenersi, sulla base delle conoscenze attuali, sicuri sia per l’uso alimentare umano che animale”. La posizione delle società scientifiche segue quella espressa dall’Accademia Nazionale delle Scienze e di altre prestigiose accademie scientifiche a livello mondiale.
Chi ha paura delle staminali?
Galileo Magazine – Giovedì 24 Marzo 2005
Gli italiani non temono le staminali. Anzi: sono convinti che servirebbero maggiori investimenti proprio in questo settore della ricerca. Lo testimonia l’indagine Biotecnologie e opinione pubblica in Italia svolta nel novembre 2004 su circa 1000 italiani rappresentativi della popolazione, da Observa, un’associazione culturale senza fini di lucro, che ha reso noti i risultati il 14 marzo a Roma. Alla domanda “nel campo delle biotecnologie, su quale tipo di ricerca si dovrebbe investire di più?” il 60 per cento degli intervistati ha risposto “sulle cellule staminali di embrioni umani, per sviluppare nuove terapie mediche”. Proprio quel tipo di studi che in Italia è vietato dalla legge 40 in materia di procreazione assistita del cui destino, a un anno dall’entrata in vigore, i cittadini saranno chiamati a decidere con il voto referendario tra la fine di maggio e giugno prossimo.
L’importanza della ricerca sulla cellule staminali emerge anche da un altro dato: il 92,2 per cento del campione pensa che si dovrebbero proseguire le ricerche sulle biotecnologie in vista di possibili applicazioni in campo medico. La speranza, per molti dei favorevoli, è quella di curare malattie oggi inguaribili. Interessanti sono anche le motivazioni dei contrari o e degli indecisi: nel primo caso (il 2,9 per cento del totale) si tratta di opposizione per motivi religiosi (l’uomo non può interferire con ciò che Dio ha creato), mentre nel secondo (il 4,7 per cento del totale) predomina l’idea di non avere competenze specifiche o di non sapere cosa siano le biotecnologie in campo medico.
Numeri che dovrebbero far riflettere quanti pensano che il tema della ricerca sulle cellule staminali sia troppo complesso e oscuro per essere oggetto di referendum. Gli italiani, infatti, dimostrano di conoscere più di quanto si creda, con un atteggiamento responsabile. Utilizzare cellule di embrioni per curare malattie come Alzheimer o Parkinson è considerato molto utile dal 75,9 per cento (risposte moltissimo e molto) ma allo stesso tempo anche molto rischioso (42,1 per cento). A spostare l’ago della bilancia è però l’aspetto etico di questo tipo di ricerche: ebbene, per il 68 per cento del campione l’uso delle cellule staminali embrionali è moralmente accettabile.
All’estremo opposto della bilancia rischi/benefici vi è invece la clonazione riproduttiva, che viene riconosciuta utile dal 26 per cento, rischiosa dal 74,4 per cento e moralmente accettabile solo dal 19,4 per cento degli intervistati. Anche in questo delicato settore, comunque, l’opinione pubblica si muove verso posizioni più aperte. “Mettendo a confronto i dati di quest’anno con quelli rilevati in precedenti indagini notiamo un generale aumento dell’utilità, una diminuzione del rischio percepito e un aumento dell’accettabilità morale”, spiega Massimiano Bucchi, sociologo all’Università di Trento e fondatore di Observa.
A conferma della crescente percezione che i cittadini hanno del tema della ricerca nelle biotecnologie i sociologi di Observa hanno rivolto al campione anche domande sul processo decisionale. Chi deve decidere, insomma, in materia di biotecnologie? Per il 33 per cento degli italiani le decisioni devono essere prese a livello europeo, al secondo posto con il 23,8 per cento vengono gli scienziati (che fanno registrare un aumento rispetto a precedenti rilevazioni). Permane tuttavia forte, e costante nel tempo, commenta Bucchi “un’istanza di coinvolgimento della popolazione: per un intervistato su cinque le decisioni dovrebbero essere prese con la partecipazione di tutti i cittadini”. Letizia Gabaglio
Staminali, 68% italiani approva usi embrionali
City – Martedì 15 Marzo 2005
Per il 68% degli italiani utilizzare cellule di embrioni umani per curare malattie come Alzheimer o Parkinson è moralmente accettabile. Emerge dall’indagine della società Observa basata su un campione di 950 persone di oltre 18 anni. (ANSA)
Biotecnologie, un opuscolo per farle conoscere
www.raifiction.rai.it/news
Dopo quello sui farmaci, il governo pensa a quello sugli ogm
23 italiani su 100 credono che i geni di una persona possano modificarsi mangiando frutta geneticamente modificata. Si pensa di correre ai ripari.
Dopo l’opuscolo governativo sui farmaci, potrebbe essere la volta dell’opuscolo sulle biotecnologie. La proposta e’ stata lanciata oggi a Roma, nell’incontro organizzato a palazzo Chigi per la presentazione della rassegna di biotecnologie Bionova (Padova, 20-22 aprile). L’opuscolo ”e’ una proposta sulla quale converra’ riflettere”, ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta.
Tutto e’ nato dalla crescente richiesta di informazioni da parte dei cittadini, emersa dall’indagine sulle biotecnologie e l’opinione pubblica condotta da Observa e Comitato Nazionale per le Biotecnologie e la Biosicurezza e presentata nell’incontro di oggi. Nonostante le conoscenze in materia siano aumentate negli ultimi anni, c’e’ ancora molto da fare. Basti pensare che 28 italiani su 100 sono convinti che solo i pomodori geneticamente modificati contengono geni mentre gli altri ne sono privi; 23 su 100 credono che i geni di una persona possono modificarsi mangiando frutta geneticamente modificata; 36 su 100 ritengono che la clonazione da cellule umane possa produrre individui identici sia nel fisico sia nel carattere.
Tuttavia dallo stesso studio emerge che gli italiani sono consapevoli di essere poco informati. Il 70,1%, per esempio, ritiene che gli organi di informazione dovrebbero parlare di piu’ di biotecnologie, e oltre il 50% vorrebbe essere informato da una fonte diversa da tv e quotidiani: il 35% vorrebbe ricevere un opuscolo a casa e il 20% vorrebbe essere informato da ricercatori ed esperti.
Staminali da embrioni, favorevoli 7 italiani su 10
Il Messaggero – Martedì 15 Marzo 2005
I risultati del rapporto Bionova 2005 su biotecnologie e opinione pubblica: tre su quattro spingono per la ricerca di nuove terapie.
Per il 68 % è “moralmente accettabile” l’uso di cellule umane per combattere Parkinson e Alzheimer
Il 28,1 per cento degli italiani crede che solo i pomodori geneticamenti modificati contengano al loro interno i geni. Il 60 per cento dei nostri concittadini è favorevole alla ricerca sulle cellule staminali ricavate da embrioni umani. E ancora il 59 per cento vuole che si continui anche la ricerca sugli organismi geneticamente modificati in campo agro-alimentare. Sono questi i principali risultati della ricerca Biotecnologie e opinione pubblica in Italia effettuata dal Centro Studi Observa-Science in Society diffusi ieri a Roma in occasione della presentazione di Bionova, 2005: Il salone italiano delle biotecnologie e della bioingegneria che si terrà a Padova dal 20 al 22 aprile 2005. «I dati che abbiamo raccolto – ha spiegato il responsabile della ricerca, Massimiano Bucchi, un sociologo dell’Università di Trento – mostrano chiaramente tre cose: primo, gli italiani non sanno bene di che cosa si tratta quando sentono parlare di biotecnologie. Secondo, hanno capito che forse sarebbe opportuno continuare a sviluppare le ricerche in questo settore. Terzo, chiedono di essere maggiormente informati».
Per quanto riguarda le sperimentazioni, le idee degli italiani sembrano essere piuttosto chiare. Il 33 per cento ritiene infatti che sia «utilissimo» sfruttare le cellule di embrioni umani nel tentativo di curare malattie come l’Alzheimer e il Parkinson e addirittura il 42,9 per cento ritiene che questa pratica sia «molto utile». Il 34 per cento del campione è comunque consapevole dell’alto rischio connesso a questo filone sperimentale.
La ricerca ha anche verificato il grado di accettazione morale delle biotecnologie da parte degli intervistati. Anche in questo le risposte sono piuttosto eloquenti. Sempre nell’ambito della ricerca sulle cellule staminali embrionali, il 68 per cento del campione ritiene infatti che sia «moralmente accettabile utilizzare cellule di embrioni umani nella cura dell’Alzheimer e del Parkinson». Meno accettabile da un punto di vista morale, modificare i geni di frutta o di verdura per rendere le piante più resistenti ai parassiti: solo il 43,4 per cento ritiene che questa tecnica sia accettabile, contro il 47,9 per cento di contrari. In ogni caso, la richiesta che emerge con maggiore insistenza è quella dell’informazione.
La stragrande maggioranza, e cioè il 70 per cento del campione di 953 persone usato dai ricercatori dell’Università di Trento, ha infatti rilevato che i mezzi di informazione parlano troppo poco di biotecnologie. Ad essere bocciato non è solo il mondo dell’informazione e dei giornali. Anche la formazione ricevuta a scuola è considerata dal 48 per cento degli intervistati «del tutto insufficiente» per comprendere un tema complesso come quello rappresentato da organismi geneticamente modificati o clonazione terapeutica.
Per il 42 per cento degli intervistati, spetta però al governo, e in particolare al ministero della Salute, informare i cittadini su questo tema. Invito colto al balzo dall’esecutivo che potrebbe inviare presto nelle nostre case un opuscolo informativo. Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta infatti questa «è una proposta sulla quale vale la pena riflettere». FEDERICO UNGARO
Embrioni contro le malattie? Il sì degli italiani
Romaone – Lunedì 14 Marzo 2005
Per il 68% dei nostri connazionali accettabile l’utilizzo di staminali degli embrioni umani per curare l’Alzheimer o il Parkinson.
I risultati della ricerca Observa a Palazzo Chigi per il salone delle biotecnologie.
Altro che tabù. Le biotecnologie non sono affatto un problema per gli italiani. Anzi: il 68% dei nostri connazionali credono che utilizzare cellule di embrioni umani per curare malattia come Alzheimer o Parkinson sia moralmente accettabile e sale addirittura al 76% la percentuale di coloro che considerano utile che la ricerca intraprenda questa strada.
E’ quanto emerge dall’indagine su biotecnologie e opinione pubblica in Italia, i cui risultati sono stati resi noti oggi a Roma, a Palazzo Chigi, nella presentazione della rassegna di biotecnologie Bionova, in programma a Padova dal 2 al 22 aprile. L’indagine, condotta dalla società Observa in collaborazione con il Comitato nazionale per le biotecnologie presso la Presidenza del Consiglio, si basa su un campione di oltre 950 persone di oltre 18 anni.
Secondo il presidente del Comitato, Leonardo Santi, quello che emerge dallo studio è un dato molto interessante, tuttavia non emerge se il parere favorevole all’uso di cellule staminali embrionali espresso dalla netta maggioranza degli intervistati si riferisca alle cellule già disponibili, ossia a quelle che derivano dagli embrioni in sovrannumero ottenuti in passato negli interventi di fecondazione artificiale, ora congelati e “abbandonati” dalle coppie che li hanno generati, oppure se il giudizio si riferisca ad embrioni umani prodotti in laboratorio a scopo di ricerca.
Italiani favorevoli a uso embrioni
www.Tgcom.it
Il 68% dice “sì” per curare le malattie.
Secondo un’indagine su biotecnologie e opinione pubblica, il 68% degli italiani è favorevole all’uso delle cellule embrionali per la cura di malattie come Alzheimer o Parkinson. Resta, comunque, il dubbio se il “sì” sia per embrioni già disponibili, ottenuti in passato negli interventi di fecondazione artificiale, oppure se si riferisca ad embrioni umani prodotti in laboratorio a scopo di ricerca.
L’indagine, condotta dalla società Observa in collaborazione con il Comitato nazionale per le biotecnologie presso la Presidenza del Consiglio, si basa su un campione di oltre 950 persone di oltre 18 anni. Sempre secondo il documento, il 60% del campione vorrebbe che le biotecnologie investissero innanzi tutto nel “campo delle ricerche sulle cellule staminali di embrioni umani per sviluppare nuove terapie mediche”. Sui temi “caldi” dell’uso delle cellule staminali embrionali umane si concentrano anche le attenzione di quanti hanno proposto i referendum parzialmente abrogativi della legge sulla fecondazione artificiale.
Il rapporto redatto da Observa sottolinea, infatti, che nonostante le posizioni degli italiani, in alcuni casi anche nette, in realtà ancora molto c’è da fare prima di arrivare a una buona conoscenza e consapevolezza su questi temi. Questo emerge dal fatto che, secondo la ricerca, i nostri concittadini vogliono saperne di più sulle biotecnologie, magari con l’aiuto di un opuscolo simile a quello sui farmaci preparato dal ministero della Salute. Non le temono troppo (giudicano molto più pericoloso l’inquinamento) e arrivano a considerare moralmente accettabile l’uso di cellule staminali embrionali, ma sono consapevoli che temi così delicati dovrebbero avere molto più spazio da parte di giornali e tv.
Biotech, italiani affamati di notizie
Almanacco della Scienza – Martedì 15 Marzo 2005
Non ne sanno un granché gli italiani di biotecnologie, ma la sete di conoscenza aumenta ogni anno di più. Questo il quadro d’insieme che emerge dall’ultimo Rapporto Biotecnologie e opinione pubblica in Italia elaborato da Observa, associazione culturale senza fini di lucro che promuove il dibattito sui rapporti tra scienza e società, e presentato oggi a Roma nel corso della conferenza stampa di presentazione di Bionova 2005, la fiera delle biotecnologie che si terrà dal 20 al 22 aprile prossimi a Padova. È vero, ancora il 44,6 per cento degli intervistati , ma queste percentuali nel complesso sono meno alte di quelle totalizzate nella scorsa rilevazione: in biotecnologie quindi gli italiani stanno migliorando.
A colmare le lacune dovrebbe correre in soccorso l’informazione che il 70,1 per cento vorrebbe più puntuale sul tema, a informare i cittadini dovrebbe essere in primo luogo il Ministero della Salute (che totalizza il 42 per cento), seguito dalla Commissione nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie (con il 16 per cento). In che modo? Fra le risposte più interessanti un opuscolo da ricevere a casa (indicato dal 35 per cento degli italiani), e incontri diretti con i ricercatori (importanti per il 20 per cento). E proprio la categoria “università e scienziati” ha fatto registrare il balzo in avanti più significativo fra le fonti reputate più credibili dai cittadini passando dal 18 per cento del 2000 al 35 per cento del 2004. L’intero rapporto è disponibile sul sito di Observa. (Galileo)
www.almanacco.rm.cnr.it
Un opuscolo del governo spiega il mistero degli OGM
Il Giornale – Martedì 15 Marzo 2005
Il 36% dei cittadini crede che mangiare prodotti geneticamente modificati possa incidere sul proprio DNA
L’articolo sopra citato è disponibile qui in formato pdf
Percezioni su etica e biotech
di Gilberto Corbellini
dall’inserto culturale del Sole 24 Ore – domenica 20 marzo 2005
Se una maggioranza di cittadini è favorevole e giudica moralmente accettabile la pena di morte, ciò non significa che tale sanzione assuma, per questo, uno statuto etico positivo o un’efficacia nel prevenire i crimini più gravi. Però, con tutto il rispetto per chi pensa che gli embrioni equivalgano moralmente a persone umane, una simile analogia non si applicherebbe al 68% dei cittadini italiani che giudicano eticamente accettabile utilizzare embrioni umani per curare gravi patologie.
Gli embrioni umani ai primissimi stadi di sviluppo sono cellule il cui potenziale di diventare persone dipende certamente dal genoma che si forma con la fecondazione. Ma non meno da una serie di condizioni biologiche contestuali, che quando non si verificano l’embrione va naturalmente perso. La teologia che ha portato all’irresponsabile scelta di schierare politicamente la Chiesa Cattolica in difesa delle legge sulla fecondazione assistita, forse riflette un’invidia per le nuove opportunità di benessere che la medicina riproduttiva e rigenerativa prospettano all’uomo. Ma quasi il 70% degli italiani sembra aver capito come stanno le cose. E, comunque, la pensa diversamente dalle gerarchie ecclesiastiche.
percentuale scaturisce dall’indagine sulla percezione che gli italiani hanno delle biotecnologie, condotta gli italiani hanno delle biotecnologie, condotta alla fine del 2004 da Observa, e presentata lunedì scorso in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Lo studio, coordinato da simiano Bucchi, Federico Neresini e Giuseppe Pellegrini, conferma che la maggioranza degli italiani (il 66%) rimane contraria ai cibi geneticamente modificati. Anche se sono ritenuti meno rischiosi dell’inquinamento ambientale e dell’elettrosmog (sic!), e il 59% giudica importante continuare la ricerca agrobiotecnologica. Il nostro livello di conoscenza scientifica sembrerebbe inoltre migliorato rispetto agli anni precedenti.Un limite delle indagini eurobarometriche sulle biotecnologie, utilizzato anche da Observa, risiede nel fatto che stanno diventando piuttosto autoreferenziali, e funzionali a una particolare concezione ociologica della scienza.
In tal senso vanno letti tenendo presenti anche altre tipologie di sondaggi. Come per esempio l’Eurobarometer 55.2, Europeans, Science and Technology 2001 , che valuta anche la percezione dei metodi scientifici. E ci colloca all’ultimo posto in Europa per comprensione della metodologia con sui si stabilisce l’efficacia di un trattamento terapeutico!
Bucchi e Neresini, nei contributi pubblicati nell’«Annuario 2005» di Observa, difendono l’idea che non sia tanto l’ignoranza o l’irrazionalismo del pubblico a produrre le controversie sulle biotecnologie. Ma che il problema dipenda dal fatto che i cittadini vogliono capire e dialogare con gli scienziati. A cui non sono più disposti a concedere una licenza di praticare la ricerca in bianco. Effettivamente, anche gli italiani, come i nordeuropei, vogliono più informazioni e più occasioni di confronto, specificamente indirizzate ai cittadini, per rendersi conto di quanto le incertezze che percepiscono come associate alle nuove biotecnologie siano effettivamente fonte di rischi per l’ambiente e la salute. In particolare, spicca il dato di un 70% che vorrebbe un’informazione adeguata a un livello di istruzione che considera comunque carente.
«Observa. Science and Society», Annuario Scienza e Società 2005, Observa-Ergon Edizioni, pagg. 126. s.i.p